Social Ski
25 Febbraio 2016Grazie alle ultime e copiose nevicate sulle Alpi Giulie, finalmente un po’ di freeride e scialpinismo hanno preso il via. L’ inizio di questo inverno particolarmente secco e mite, ha favorito oltre il limite astronomico la prosecuzione di attività estive come l’arrampicata, vie ferrate ed il trekking. Una situazione anomala ed insolita, che ha creato sconforto nella vasta comunità sciistica. Le festività natalizie rappresentano al giorno d’oggi un inizio quasi obbligatorio della stagione sciistica. Se la neve fino a qualche decennio fa era un fattore essenziale ed insostituibile per dare il via alle danze sulle piste da sci , al giorno d’oggi è un elemento di cui si può anche fare a meno. L’utilizzo sempre più massivo dei cannoni spara neve ha permesso all’uomo di creare la sua stagione invernale imponendosi sulle” follie” metereologiche a cui stiamo assistendo già da qualche anno.
Malinconiche vallate verdi e nude cime rocciose sono state così colorate dall’uomo da lunghe strisce bianche permettendo l’avvio della stagione sciistica. Ma cosa né è stato di tutti gli amanti della neve fresca? Quale senso di vuoto ha pervaso tutti quei pittori/sciatori di tracce su manti bianchi ed immacolati o di temerari in cerca di adrenalina all’interno di qualche silenzioso e buio canale alpino?
L’attesa della vera neve purtroppo è stata lunga. Tutte le Alpi da est ad ovest sono state caratterizzate dal medesimo denominatore: niente neve fuori pista. Brevi e sporadiche perturbazioni hanno dato solo l’illusioe che il digiuno potesse finire rivelandosi poi meri fuochi di paglia. Una volta sceso a Sud il potente anticiclone africano finalmente le tanto attese perturbazioni Atlantiche si sono fatte strada e così finalmente le nostre Alpi si sono colorate di bianco.
L’ansia di poter disegnare per primi la traccia, il desiderio di togliere la ragnatela dagli scarponi, così come la voglia di riascoltare quel sibilo creato della neve sotto le spatole degli sci, hanno messo in moto anche quest’anno un gran numero di appassionati. E’ oramai un fatto ben noto come vi sia un costante incremento delle persone che praticano lo sci al di fuori dalle piste battute: che si tratti di scialpinismo, freeride, sci ripido o semplicemente sci escursionismo, andiamo a parlare di una notevole massa di persone, che si riversano in ogni angolo montano. Che sia la ricerca di quella libertà di movimento da raggiungere con il corpo e con la mente? O la possibilità di evasione dalla monotona quotidianità? O la ricerca di emozioni “forti” ? Qualunque sia il motore personale il risultato è che lo sci praticato fuori dai comuni schemi delle piste si sta diffondendo come una epidemia alla quale è difficile restare immuni.
Negli ultimi anni innumerevoli centri sciistici hanno così intravisto all’interno di questo crescente movimento un risvolto economico e questo ha causato per molti luoghi alpini una ulteriore modifica paesaggistica.
La possibilità di condivisione sul web grazie alle reti social, la facilità con cui è possibile conoscere luoghi e condizioni nivologiche e la divulgazione istantanea di immagini di luoghi quasi inaccessibili ha permesso che sia sempre meno infrequente trovare delle vere e proprie armate pronte a rincorrersi su pendii. La ricerca quasi spasmodica di quel “powder” o polvere sta diventando un motivo quasi irrinunciabile alla felicità.
Forse stiamo saturando con la nostra presenza anche quell’ultimo nascondiglio che la natura si riservava solo per sé stessa. Forse stiamo andando a disturbare con il nostro massivo passaggio anche quel breve silenzio che la natura si concedeva per riposare dallo sguardo e passaggio dell’uomo.
Per i nostalgici del “siamo solo noi”, non resta che il rimpianto del tempo in cui la montagna, d’inverno, era un fatto quasi “privato” come vi fosse un tacito accordo uomo- natura. Sono lontani i tempi in cui la firma di chi ti aveva preceduto, era chiara e leggibile. Il rispetto delle regole manteneva intatto quel sottile equilibrio tra uomo e natura, senza forzature, e tutto era scandito dal tempo della stagione. Oggi sempre più spesso stiamo assistendo ad una forzatura del sistema.
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